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Un messaggio di solidarietà

Siamo scout Agesci da tanto o da poco tempo ma convintamente scout, con la intenzione di costruire e curare la nostra comunità ma anche di essere nelle città, nel posto dove viviamo concretamente custodi della natura ma, soprattutto, impegnati ad accogliere le persone che dalle altre parti del mondo arrivano da noi spesso poveri, disprezzati e sfruttati.

Una lettera Don Gino Rigoldi

Noi siamo della famiglia di Gesù, una famiglia molto numerosa e colorata composta praticamente da tutte le bambine, i bambini, gli uomini e le donne che ci sono al mondo.
Ce n’è di ogni colore, dalla pelle bianca come quasi tutti noi, a quella nera. Alcuni sono proprio bianchi bianchi, altri un po’ marroncini e perfino gialli, ma sempre e comunque figli e figlie dello stesso Padre e parte della nostra famiglia.
Perfino le religioni sono diverse. Noi cristiani chiamiamo Gesù Dio, Figlio di Dio, i fratelli musulmani Dio lo chiamano Allah. Per loro Gesù è un grande profeta ma non Dio, anche loro hanno un profeta che si chiama Maometto. In Oriente poi le religioni sono molte, venerabili, anche loro danno un nome, talvolta molti nomi a Dio
Ma fa niente, siamo tutti della famiglia con un unico Padre, Dio.
Siamo Scout Agesci da tanto o da poco tempo ma convintamente scout, con la intenzione di costruire e curare la nostra comunità ma anche di essere nelle città, nel posto dove viviamo concretamente custodi della natura ma, soprattutto, impegnati ad accogliere le persone che dalle altre parti del mondo arrivano da noi spesso poveri, disprezzati e sfruttati.

La burocrazia li chiama “minori stranieri non accompagnati”.
Abbiamo incontrato tanti Mohamed, Ismail, Pedro o Marko, e centinaia di ragazzi alla ricerca di accoglienza, di un sorriso ma anche spesso e soprattutto di una casa per dormire e un poi di un lavoro.
In realtà esistono dei centri di accoglienza, ma sono pochi e insufficienti, e così centinaia di ragazzi sono costretti a vivere per strada senza casa, senza compagnia e amicizia.
Si riempiono così le case abbandonate ed anche il carcere perché quando si è senza casa e senza lavoro si finisce per commettere i piccoli reati della sopravvivenza.
Sono i nostri fratelli minori ai quali vogliamo sorridere ma anche offrire la ospitalità che ci è possibile, mentre domandiamo alla amministrazione pubblica di compiere il proprio dovere.
E’ un compito bello, faticoso ma bello e impegnativo umanamente, socialmente e religiosamente, perchè tutti quelli di noi che sono cristiani, ma anche chi non lo è, si ricordano che l’aiuto del povero, dei piccoli è un aiuto al Signore, come lui stesso ci ha detto.

Don Gino Rigoldi