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Migranti minori non accompagnati

 

In fuga senza la famiglia: perché?

Perché bambini e ragazzi partono verso l’Europa? I motivi che spingono i minori a lasciare la loro casa sono tanti. Molti fuggono da conflitti armati, discriminazioni, persecuzioni, proprio come gli adulti. In alcuni casi le famiglie incoraggiano i figli a partire alla ricerca di un futuro migliore, in altri casi bambini e ragazzi cercano di raggiungere dei parenti che già si trovano in Europa. Ma ci sono anche vittime della tratta di esseri umani, in viaggio contro la loro volontà.

(UNHCR)

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Qualunque sia la motivazione che li spinge, i minori stranieri non accompagnati in transito vivono una situazione particolarmente difficile, vista la loro vulnerabilità. Nella loro condizione in molti casi finiscono per non beneficiare di alcun tipo di protezione, assistenza o accoglienza.

Spesso infatti i ragazzi si nascondono dalle autorità che invece potrebbero accoglierli e proteggerli, perché non conoscono i propri diritti e le possibilità di ottenere aiuto. Non sempre, poi, i servizi specifici per la protezione dei minori non accompagnati sono presenti e ben coordinati.
(Fonte: UNHCR)

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I minori costituiscono circa un terzo di tutti i rifugiati e migranti che arrivano in Europa. Una percentuale significativa di questi minori in fuga da conflitti, disuguaglianze e instabilità nei Paesi dell’Asia meridionale, centrale e occidentale, arriva attraverso la rotta dei Balcani, che insieme alla rotta del Mediterraneo orientale va verso l’Europa occidentale e settentrionale. I Paesi sulla rotta balcanica, tra cui Grecia, Bulgaria e Croazia, membri dell’UE, sono principalmente Paesi di transito, lungo il percorso per raggiungere i Paesi dell’Europa occidentale. A fine aprile 2023, i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia erano 20.681, di cui 4 mila bambine e bambini fino ai 14 anni. 

Sono tanti i racconti dei minori stranieri non accompagnati, a volte poco più che bambini e bambine, che parlano delle atrocità subite o a cui hanno dovuto assistere, ad esempio lungo la rotta balcanica. Quotidianamente accade alla Frontiera Nord d’Italia, attraverso la quale i minorenni stranieri non accompagnati, entrano in Friuli-Venezia Giulia, a piedi dalle montagne carsiche o lasciati in strada dai passeur. Ma accade anche nei luoghi di sbarco, specie nel Sud Italia, da cui i minori non accompagnati raggiungono il Nord, passando ad esempio da Ventimiglia, in Liguria. [3]

Sono state almeno 5.756 le persone respinte nel corso del 2022 alle frontiere europee, denuncia la coalizione di enti non profit europei Protecting Rights at Borders

L’aumento dei minori che rimangono sul territorio è confermato dal censimento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: se al 30 aprile 2022 i minori stranieri non accompagnati presenti nelle strutture erano 14.025, un anno esatto dopo erano ben 20.681. Al netto dei minori provenienti dall’Ucraina (3.906 nel 2021 e 4.706 nel 2022), il dato complessivo delle restanti nazionalità è comunque aumentato di oltre il 50%.

(Fonte: Save the Children)

La drammatica realtà dei minori migranti non accompagnati

Legge Zampa, la legge che regola i MSNA in Italia: a Milano ci sono solo 400 posti per i progetti di accoglienza e integrazione. Il resto è accolto dalle normali comunità per minori, spesso dopo aver passato varie notti in strada

La distinzione tra minorenni e maggiorenni non basta: sono tutti giovani, sono vivi e sono qui. Quello che conta sono le storie di ciascuno: chi ha visto ammazzare la propria famiglia, chi era “diverso” e non poteva restare a casa…

Mancano le strutture e le risorse per gestire i ragazzi con problemi psichiatrici, spesso dovute ai traumi affrontati nel viaggio. La mancata integrazione può portare alla devianza e questa alla delinquenza. Questi ragazzi hanno in comune l’essere traumatizzati: a volte all’esterno, ma soprattutto all’interno. Traumi che non sempre emergono. Un ragazzo omosessuale pakistano è stato picchiato ad ogni frontiera che ha attraversato prima di quella italiana.

Quando un ragazzo compie 18 anni è a un bivio: è capitato di dover “mettere alla porta” della comunità ragazzi nel giorno del loro 18° compleanno, ma di solito si ricorre al “proseguo amministrativo” per poter prolungare il percorso di inserimento. Una commissione valuta se rilasciare il permesso di soggiorno per lavoro o studio. Per questa richiesta vale la regola del “silenzio diniego” , cioè se non si ha risposta entro 3 mesi il permesso non viene concesso.

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Richiedenti asilo per milione: l’Italia è al di sotto della media UE

In Italia ci sono 5 rifugiati ogni 1000 persone (14 in Germania).

L’anno scorso hanno cercato protezione nell’Unione Europea appena 1.200 persone per milione di abitanti ma con forti variazioni di incidenza tra Stato  e Stato membro: si va dal massimo di Cipro dove richiedenti per milione sono stati 14.800 al minimo dell’Ungheria che ne ha ricevuti appena quattro per milione 

Da parte degli operatori che assistono questi minori c’è il rischio di infantilizzali: non bisogna pretendere di sapere sempre di cosa hanno bisogno. Allo stesso tempo il pensiero di cos’hanno passato fa rischiare di adultizzzarli. Non bisogna, però, fissarsi sui traumi: c’è molto di più!

L’essere liberi di scegliere se migrare o restare dipende da dove si nasce. La discussione non può essere affrontata in modo polarizzato tra “pro” e “contro” perché il problema è complesso: gli umani continueranno a muoversi, col permesso o senza, con gli scafisti o senza.

Una figura che può agevolare molto il percorso dei minori stranieri non accompagnati (soprattutto velocizzando e snellendo la burocrazia) è quella del tutore volontario

La situazione delle regole attuali è pessima: le leggi che si sono susseguite negli ultimi anni (anche per i minori, ma soprattutto per gli adulti) sono terribili. I CPR sono un’istituzione con una finalità schifosa che non riescono neanche a realizzare. Si stima che ci siano mezzo milione di migranti irregolari in Italia e i CPR ne gestiscono 6.000, di cui rimpatriate la metà. Che senso ha rispedire indietro queste persone?

Quello delle migrazioni è un tema europeo e mondiale, ma l’Europa sta cercando di esternalizzarne la gestione.

Cosa di concreto possiamo fare noi in concreto? Mescolarci con le persone, invitarle a partecipare alle nostre attività. Le strade tra coetanei sono ancora troppo parallele e la coesione è ancora poco spontanea.